L’ALLARME DEI GIOVANI IMPRENDITORI CONFAPI: «LA CULTURA CREA RICCHEZZA, PERCHÉ ALLORA LE DESTINIAMO UN SESTO DEI FONDI STANZIATI DAL REGNO UNITO?»

L’ALLARME DEI GIOVANI IMPRENDITORI CONFAPI:  «LA CULTURA CREA RICCHEZZA, PERCHÉ ALLORA LE DESTINIAMO  UN SESTO DEI FONDI STANZIATI DAL REGNO UNITO?»

I 300 milioni stanziati dal Ministero dei Beni culturali sono briciole in confronto agli 1,73 miliardi destinati al settore dal governo britannico. Eppure, ogni euro investito in cultura genera un indotto di 1,8 e crea lavoro: i 550 mila euro messi a disposizione dalla Regione Veneto valgono a conti fatti quasi un milione. La provocazione del presidente dei Giovani Imprenditori Confapi Jonathan Morello Ritter: «Perché non destinare le risorse sperperate per Quota 100 alla cultura?». Gli interventi sul tema della professoressa Paola Dubini e del direttore del Teatro Stabile del Veneto Massimo Ongaro.

 

L’Italia ha destinato nel 2020 circa 300 milioni di euro a sostegno della cultura per far fronte alla pandemia. Per aiutare i teatri, le gallerie d’arte e gli istituti culturali a sopravvivere alla crisi del coronavirus il governo britannico ha stanziato invece 1,57 miliardi di sterline (al cambio, pari a circa 1,73 miliardi di euro). Quasi sei volte tanto. A mettere a confronto i numeri sono i Giovani Imprenditori di Confapi, che partono da una constatazione: il ritorno economico di ogni euro pubblico investito nel sistema produttivo culturale e creativo è di 1,8. In altre parole, come spiega Paola Dubini, docente di Management delle industrie culturali ed Economia delle istituzioni culturali alla Bocconi di Milano, ogni euro versato qui ne attivava 1,8 in altri settori. Nel 2018, anno d’oro per il sistema produttivo culturale e creativo, i 95,8 miliardi investiti ne hanno stimolati 169,5. I 300 milioni stanziati dal Governo, secondo questa stima, ne varrebbero perciò 540.

«Comunque, decisamente troppo poco», è il grido d’allarme lanciato dal padovano Jonathan Morello Ritter, presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confapi. «In pieno lockdown le persone avevano avuto modo di riflettere sui valori e su quello che avrebbero voluto una volta ripartiti. Si parlava di ambiente, di sostenibilità. Di una ripresa del valore del tempo, della famiglia, del sociale. Di investire per l’Italia in turismo e cultura, valorizzando così le proprie radici e il proprio patrimonio. Ma che fine hanno fatto ora questi pensieri? Tutto sembra ormai superato, con una grande ansia di tornare alla normalità, una normalità che però non ci piaceva. E invece dobbiamo cogliere l’occasione di partire con una marcia in più. Il piano di rilancio del Paese deve ripartire dai nostri valori. Oggi quello che può fare la differenza è il senso di appartenenza, la fratellanza, il voler cambiare in meglio. Le Pmi lo hanno sempre fatto nei loro territori, oggi dobbiamo farlo come Stato».

Esistono esempi virtuosi come quello della Regione Veneto, che ha stanziato 550 mila euro, destinati al Circuito ArtVen, al Teatro Comunale di Vicenza, al Teatro Stabile del Veneto, alla FiTa insieme all’Unpli, affinché possano ripartire e sviluppare attività oltre quelle ordinarie. Cifra che, moltiplicata per 1,8, ha un effetto volano di quasi un milione di euro sul territorio, in una regione che, con 138 mila occupati nel settore cultura, produce una ricchezza di 7,8 miliardi di euro l’anno, terza in Italia dietro a Lombardia e Lazio. «Ma resta l’impressione che in Italia si stia facendo troppo poco a riguardo, per un settore che occupa 1,55 milioni di persone e che ha anche la capacità di aumentare la qualità e il valore prima simbolico e poi economico di beni e servizi», prosegue Morello Ritter, lanciando una provocazione: «Per il 2020 il Governo ha stanziato 12,3 miliardi per coprire misure come Reddito di cittadinanza e Quota 100. In particolare, proprio Quota 100 come Giovani Imprenditori ci fa imbestialire: a suo tempo era stata venduta con uno slogan che fantasticava di tre nuovi assunti per ogni neopensionato, mentre la realtà è all’opposto e ci dice che solo un giovane per ogni tre pensionati oggi fa il suo ingresso nel mondo del lavoro. Ecco, non si potrebbe stornare una parte di quelle risorse per destinarle alla cultura e creare, così, davvero nuova occupazione?».

Nel sollevare il tema, i Giovani imprenditori di Confapi hanno coinvolto proprio la professoressa Paola Dubini, che, a riguardo, sottolinea: «Gli interventi di sostegno hanno finora avuto come principale obiettivo quello di garantire la tenuta dell’offerta culturale, che si caratterizza in molti casi per grande fragilità: organizzazioni sottocapitalizzate, ampio ricorso a lavoro precario, stagionalità. Per il prossimo futuro occorre a mio modo di vedere ricordare che le organizzazioni culturali sono strumentali alla realizzazione di un modello di sviluppo sostenibile; in questi mesi è risultato evidente il loro contributo, ma ora molte di loro sono in seria difficoltà. Il loro contributo va in diverse direzioni: costituire una comunità educante e collaborare quindi con il mondo della scuola per aiutare le comunità a imparare di più, più in fretta e in modo più articolato; lavorare con operatori e istituzioni per costruire un’offerta turistica di prossimità e far conoscere il nostro paese ai residenti, in attesa che ricomincino i flussi turistici; aiutare a ridurre disuguaglianze e a migliorare l’inclusione di soggetti in difficoltà, in un momento in cui tali disuguaglianze sono più evidenti. L’attrattività dei nostri territori e delle nostre comunità dipende molto dalla qualità del capitale sociale. Quanto più saremo capaci di integrare le organizzazioni culturali nelle strategie di ripartenza, tanto più il tessuto economico e sociale ne uscirà rafforzato».

Entrando più nello specifico nella situazione del Veneto, i Giovani Imprenditori di Confapi hanno chiesto un intervento anche al direttore del Teatro Stabile del Veneto Massimo Ongaro: «Oggi si tratta di stabilire cosa vogliamo fare noi, cosa vuole fare questo territorio, che si dice essere importante quanto la Baviera, e stabilire soprattutto se credere ancora nel valore, anche economico, della cultura. Pochi giorni fa abbiamo posto le basi per costruire con Arteven, l’ente regionale preposto alla distribuzione degli spettacoli in Veneto, una piattaforma di promozione culturale per il teatro che ci permetterà di raccogliere, attraverso l’Art Bonus o con la vendita di spazi pubblicitari nei teatri del Veneto, finanziamenti privati destinati al sostegno della produzione culturale. Ora anche il territorio e i suoi imprenditori devono scegliere se investire nel teatro in particolare e nella cultura in generale, consapevoli del fatto che il fallimento della cultura di un territorio rappresenta il fallimento del territorio stesso».