TENUTA DELLE IMPRESE, MA INCOGNITE PER IL FUTURO

TENUTA DELLE IMPRESE, MA INCOGNITE PER IL FUTURO

La piccola e media impresa piacentina tiene duro e si carica sulle spalle il peso di questi mesi turbolenti. Ma fino a quando? Gli ordini crescono un po’ per tutti rispetto al mese di aprile di un anno fa e addirittura il 15 per cento delle aziende li vedono aumentare oltre il 30 per cento, gioco forza si prevede maggiore occupazione a maggio e tutto sommato l’aumento dei costi di produzione (materie ed energia) che pesa su tutti viene riassorbito dalle imprese. E infatti per il 35% delle realtà produttive gli aumenti praticati sui listini si mantengono tra il 5 e il 15%, non vengono ribaltati completamente sul cliente, come conseguenza i margini si assottigliano. Detto ciò, la variabile più importante adesso come adesso, è il tempo, la durata di questa situazione critica sul piano geopolitico che potrebbe preludere ad una più consistente frenata.

Ecco lo scenario che emerge dall’osservatorio Confapi Industria Piacenza che ha sondato poco meno di un centinaio di imprese iscritte per analizzare l’andamento del primo trimestre di quest’anno e tracciare previsioni per il secondo trimestre.

Ce ne parlano Giacomo Ponginibbi, presidente Confapi e Andrea Paparo, direttore dell’associazione datoriale.

Colpiscono alcuni dati, per esempio lo scostamento positivo di fatturato nel primo trimestre 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno passato, infatti se solo il 20% delle imprese denuncia un calo (tra 1 e il 15 per cento) e il 3% cali più consistenti che arrivano al 30%, la più parte delle imprese vede invece una crescita che arriva anche oltre il 30 per cento rispetto al passato. E a conti fatti, 63 imprese su cento vedono crescere il volume d’affari, molte altre non prevedono scostamenti. Certo aumentano per quasi tutte i costi di produzione (92% dei casi) e con aumenti medi che per il 72 imprese su cento arrivano anche al 50%.

Sono pochissime le imprese, per lo più si tratta di uffici, che hanno avuto limitati aumenti di bollette energetiche per valori impercettibili, diverso il discorso per la manifattura, la produzione. Colpisce anche fra i dati che la gran parte delle componenti di cui si servono le imprese sia di origine italiana (58%) ed extra Ue solo il 15%. Tutti o quasi gli imprenditori sentiti (97%) hanno subito aumenti di costi energetici, e non si stenta a crederlo, con impennate che sono arrivate al cento per cento, ma per lo più si sono mantenuti sotto il 50 per cento. Le scorte di magazzino sono basse per quasi la metà delle imprese e il 41 per cento ha rivisto il proprio piano di investimento al ribasso, mentre la gran parte ha scelto di mantenerlo. Quasi assenti fra gennaio ed aprile le richieste di cassa integrazione, che però si prevede salga dal 2 per cento all’8 per cento delle imprese. Un cedimento dovuto difficoltà di consegnare le commesse che ritardano per la mancanza di componentistica, esemplare quella elettronica che viene consegnata anche a un anno dall’ordine.

«L’indagine dimostra come, nonostante gli aumenti astronomici di energia e materie prime, le imprese stiano comunque tenendo in termini di fatturato e portafoglio ordini - commentano Ponginibbi e Paparo - ma se la situazione dovesse permanere i prossimi mesi saranno molto duri».

Basti dire che un container navale che costava 3 mila euro, oggi ne costa anche 15 mila, i prezzi dei trasporti sono esplosi.

Bene però la voglia di assumere, anche se il 78 per cento degli imprenditori denuncia difficoltà a trovare personale qualificato.

Bene anche il tasso di investimenti. «E’ veramente difficile fare impresa in questi contesti, ma le nostre imprese tengono duro e vanno avanti, a riprova di un tessuto industriale piacentino molto serio e sano».