LA CONGIUNTURALE DI CONFAPI: FATTURATO IN CALO PER UN’AZIENDA SU DUE MA GLI IMPRENDITORI PADOVANI CONTINUANO A INVESTIRE SU SOSTENIBILITÀ, R&S E SISTEMI DIGITALI

LA CONGIUNTURALE DI CONFAPI: FATTURATO IN CALO PER UN’AZIENDA SU DUE MA GLI IMPRENDITORI PADOVANI CONTINUANO A INVESTIRE SU SOSTENIBILITÀ, R&S E SISTEMI DIGITALI

Fabbrica Padova, di concerto con l’Ufficio Studi di Confapi nazionale, ha interpellato un panel selezionato di 100 imprenditori delle industrie manifatturiere del territorio: il 53% degli intervistati ha visto diminuire il proprio fatturato nel 2023, ciononostante il 55% effettuerà nuovi investimenti, soprattutto in mezzi di produzione (31%), sostenibilità ambientale (28%), ricerca e sviluppo (24%) e sistemi digitali (21%). Persiste la questione manodopera, difficile da reperire per 8 aziende su 10. Il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio: «Il problema Neet? Pensiamo a una sorta di servizio civile che preveda l’esperienza lavorativa a tempo di giovani nelle Pmi».

 

Nel corso dell’anno 2024 il 55% degli imprenditori ha intenzione di effettuare nuovi investimenti e il 91% fra loro dichiara che saranno più ingenti rispetto a quelli dell’anno passato. Un segnale importante di fiducia e cauto ottimismo da parte delle imprese. È quanto emerge dalle risposte padovane all’indagine congiunturale realizzata dall’Ufficio Studi Confapi su un campione rappresentativo di 2 mila imprese che aderiscono alla Confederazione, dislocate sull’intero territorio nazionale. Fabbrica Padova, centro studi dell’Associazione di via Salboro, ha elaborato le risposte relative al campione delle 100 piccole e medie imprese del suo territorio (prevalentemente industrie manifatturiere dei settori della meccanica, della chimica, del tessile, dell’edilizia, dei trasporti, dell’agroalimentare e dei servizi e multiservizi) che hanno partecipato, facendo un bilancio sul 2023 e proiettandosi sui prossimi mesi del 2024. Ecco le indicazioni relative ai principali indicatori economici aziendali.

FATTURATO E INVESTIMENTI

Analizzando il secondo semestre 2023 emerge che il 34% delle piccole e medie industrie italiane ha registrato un incremento della produzione, per 13 su 100 è rimasto invariato e per 53 è diminuito. Dati che si ripercuotono nel fatturato, aumentato per 34 aziende su 100, rimasto stabile per 14 e sceso per 52. Nonostante il quadro non roseo, dallo studio risulta che il 55% delle imprese effettuerà investimenti nel corso del 2024. In che misura? il 31% sino al 10% in più rispetto al 2023, il 19% dall’11% al 20% in più e il 31% oltre al 20%. Tra gli ambiti di investimento scelti dalle imprese campionate vi sono i mezzi di produzione (31%), la sostenibilità ambientale (28%) e le attività di ricerca e sviluppo (24%), ma anche i sistemi digitali (21%) e il capitale umano (14%).

Sull’andamento dell’economia nei prossimi dodici mesi il sentore è equamente distribuito, con il 40% degli imprenditori che mostra ottimismo, circa altrettanti che si aspettano una contrazione del mercato, mentre 18 su 100 prevedono una situazione stabile rispetto al 2023.

MANODOPERA

Nonostante il quadro generale incerto, gli imprenditori intervistati si mostrano pronti a incrementare la forza lavoro nel corso primo semestre 2024: ben il 64% manifesta l’intenzione di assumere. Ma qui si apre il capitolo relativo alle risorse umane, da tempo quello più complesso: diventa sempre più difficile per una Pmi trovare il candidato adatto a ciò che serve e si tratta, spesso, di operai specializzati. Non a caso dall’indagine emerge che l’82% delle piccole e medie industrie ha difficoltà a reperire figure professionali rispetto ai propri fabbisogni aziendali. Dallo studio risulta in particolare che le aziende hanno difficoltà a trovare operai specializzati (52%), tecnici (41%), manodopera in generale (10%), informatici (21%) ma anche figure apicali come manager o dirigenti (10%).

Rimanendo in tema risorse umane, il 43% delle piccole e medie industrie, negli ultimi sei mesi dello scorso anno, ha dovuto fare i conti con dimissioni volontarie dai propri dipendenti. La percentuale più significativa di tale dato si ha nella soglia tra 1 a 3 lavoratori, dove si sono avute dimissioni per l’89% dei casi.

Sul tema Neet, alla domanda: “Cosa ne pensa della proposta di Confapi di un servizio civile obbligatorio per i giovani che non studiano e non vogliono lavorare?”, rispondono in termini favorevoli 87 imprenditori su 100.

ENERGIA

Infine, un flash sulla questione energetica, che riveste una rilevanza determinante per il futuro delle imprese: qualora non si riuscisse a pervenire all’autonomia energetica implementando forme di energia alternativa, bisognerebbe investire anche nell’energia nucleare pulita. Ne è convinto l’87% del campione di imprese.

PROPOSTE E ANALISI

«Quello relativo alla manodopera è un fenomeno complesso da affrontare», afferma il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio. «L’inverno demografico del Paese peggiora la situazione a cui sia aggiungono anche fenomeni come i Neet, i giovani che non studiano e non lavorano e che a Padova, secondo le stime del nostro centro studi, sono il 12,4% del totale. Il problema, peraltro, non riguarda solo i Neet: se andiamo a guardare il totale della popolazione inattiva nella nostra provincia tra i 15 e i 64 anni nel 2023 si sale al 25,2%: 18,3% per i maschi, 32,2% per le femmine. Cioè circa 150 mila padovani che non lavorano. Anche questo influenza la difficoltà nel trovare manodopera e i costi del lavoro, perché è evidente che più lavoratori ci sono e meno costi abbiamo. In questo senso, è a mio avviso interessante la proposta lanciata da Confapi a livello nazionale: quella di una sorta di servizio civile, a carico dello Stato, che preveda l’esperienza lavorativa a tempo di giovani nelle Pmi. Altro intervento utile sulle risorse umane sarebbe quello di una detassazione degli straordinari come incentivo a una maggiore produttività, così come da tempo sosteniamo che andrebbero detassati completamente gli utili reinvestiti. Ma occorre inoltre guardare i paesi che hanno abbondanza di manodopera e formare i profili professionali che servono alle nostre imprese. In tal senso Confapi partecipa alla cabina di regia del piano Mattei ed è impegnata in progetti che prevedono la possibilità di formare giovani africani in molti dei 23 paesi che hanno aderito al progetto. Le Pmi dovranno avere un ruolo di primo piano e più centrale nel nostro sistema: sono le imprese che rappresentano un modello di industria che ha sempre dato certezze anche in momenti critici come quello che stiamo attraversando. Ed è particolarmente significativo il fatto che si stiano preparando per il futuro, con investimenti mirati su sostenibilità ambientale, ricerca e sviluppo e sistemi digitali, una prospettiva inimmaginabile appena 10 anni fa. Un ottimo segnale, dimostrazione di maturità e sensibilità da parte dei nostri imprenditori».